Caffeina – Proprietà ed effetti sulla salute

caffeinaLa caffeina ha parecchi effetti sull’organismo umano. Alcuni di essi sono molto conosciuti: leggero aumento della pressione arteriosa, eccitabilità, insonnia, tachicardia, aumentata secrezione gastrica (da evitare quindi in caso di ulcera o gastrite), aumento della diuresi, aumento del metabolismo basale (500 mg di caffeina possono aumentare il metabolismo basale del 10 e talora del 25% con un massimo fra la prima e la terza ora dall’assunzione).

Da segnalare lo studio di Thelle (1983) e collaboratori che studiò 7.213 donne e 7.368 uomini fra i 20 ed i 58 anni. Da questa ricerca risultò una stretta connessione tra il consumo di caffè e l’aumento del tasso di colesterolo totale. Lo studio fu confermato anche da una ricerca di Arsen (1984).

Nel 1990 Bak quantificò l’aumento medio di colesterolo totale in 0,08 mmol/l per ogni tazza di caffè (100 mg di caffeina). Non esistono prove concrete di correlazione fra caffeina e cancro. (Molte ricerche che affermavano la correlazione per tipi di tumore sono state poi smentite da altre successive).

Dal momento che la caffeina viene trasmessa con il latte materno, durante l’allattamento è consigliabile evitare di consumarla.

Farmacocinetica e metabolismo

La caffeina viene ben assorbita per via gastroenterica, con un picco plasmatico massimo dopo 120 minuti. Si distribuisce rapidamente su tutti i tessuti, attraversando la barriera ematoencefalica e la placenta. Può essere presente nel latte materno e quindi particolari precauzioni devono essere prese in caso di gravidanza ed allattamento.

L’assunzione di 100 mg di caffeina porta a concentrazioni plasmatiche comprese tra 1,5 e 1,8 mg/ml.
L’eliminazione della caffeina dall’organismo avviene dopo metabolizzazione epatica con produzione di acido 1-metilurico, 1-metilaxantina e 7-metilxantina.

Circa il 10% viene eliminato sempre per via renale come caffeina immodificata. Principale responsabile del metabolismo della caffeina è il pool enzimatico del citocromo p-450 A2 di cui le cellule epatiche sono particolarmente ricche. L’emivita della caffeina è di 2,5 – 4,5 ore nell’adulto. Si prolunga notevolmente nel neonato a causa dell’immaturità del suo sistema enzimatico. Vari fattori possono ancora influenzare l’emivita della molecola, fra tutti lo stato di gravidanza.

Non va dimenticato inoltre che l’assunzione di alcool o farmaci quali contraccettivi, cimetidina, disulfiram e allopurinolo tendono a prolungarla. Mentre il fumo la diminuisce poiché accelera il metabolismo epatico.


La caffeina e la sua interazione con altre sostanze

Per quanto concerne il ferro presente nell’organismo, alcune sostanze contenute nel tè e nel caffè possono interferire con l’assorbimento di questo elemento.  Specialmente se si assumono bevande con caffeina durante i pasti. Caffè e caffeina non provocano osteoporosi.  Ma le donne che consumano forti quantità di caffè, tè e bevande con caffeina invece del latte possono avere un livello di rischio più elevato nei riguardi di questa patologia. Perciò accertatevi di consumare la quantità quotidiana consigliata di calcio e non preoccupatevi se bevete un paio di caffè al giorno.

La caffeina rilassa la valvola che si trova fra la parte bassa dell’esofago e la parte alta dello stomaco (sfintere esofageo inferiore). Quando questa valvola si apre i liquidi contenuti nello stomaco possono passare appunto in esofago ed a volte raggiungere l’orofaringe, provocando bruciori. Inoltre, caffè, tè e bevande con caffeina possono aggravare eventuali ulcere. Possono provocare un aumento delle secrezioni acide nello stomaco. (Benché sia stato dimostrato che anche il caffè decaffeinato causa lo stesso problema).

Interazione con alcuni alimenti

Se soffrite di bruciori di stomaco o ulcere e non intendete smettere di bere caffè o tè, cercate almeno di evitarli in associazione ad altri alimenti che possono aggravare la situazione. Come gli alcolici, la menta, le arance, i pomodori ecc. (aggiungere latte al caffè non migliora la situazione; anche i derivati del latte stimolano la secrezione degli acidi) poiché la caffeina incrementa il flusso sanguigno nei reni, agisce anche come un diuretico, favorendo la diuresi.

In ogni caso diversi studi hanno dimostrato che il consumo di caffeina prima di una corsa non provoca un eccesso di minzione né disidratazione. Anche se i ricercatori non sono certi delle cause. Può darsi che l’adrenalina o altre sostanze prodotte con lo sforzo agonistico precludano l’effetto abituale della caffeina sui reni. Inoltre la caffeina può anche stimolare la peristalsi intestinale e quindi favorire la defecazione.

Effetti positivi della caffeina

Fra gli effetti positivi, il ruolo protettivo nel morbo di Parkinson (Neurology, 2002 58:1154-1160, una tazza di caffè americano al giorno).
In realtà gli effetti negativi del caffè vengono amplificati da altri fattori contemporanei come lo stress, il fumo e gli alcolici. In sostanza dallo stile di vita sbagliato. Si potrebbe cioè sostenere che negli individui in cui il caffè fa male si deve correggere lo stile di vita più che smettere di bere caffè.
Lo Scottish Health Study di Brown e collaboratori ha preso in esame 10.359 bevitori di caffè di ambo i sessi fra i 40 e i 59 anni.  Lo studio ha concluso che non esiste relazione fra assunzione di caffè e patologie coronariche. Non ha influito nemmeno il consumo di quattro o più tazze di caffè americano al giorno.

Caffeina e dimagramento

Chi si rivolge ai dimagranti da banco per dimagrire in genere ottiene ben poco. Uno degli effetti che i dimagranti propongono è l’innalzamento del metabolismo basale. In realtà non c’è nulla di meglio che la caffeina per innalzare il metabolismo basale senza avere forti controindicazioni. Non a caso il tè verde è spesso citato come dimagrante. Il problema sono le dosi corrette per avere questo effetto. Non è sperabile avere risultati bevendo uno o due caffè al giorno.

La ricerca dimostra che una dose di 500 mg di caffeina innalza il metabolismo basale dal 10 al 25 %. Come dire che una persona sovrappeso con metabolismo basale di 1900 kcal (per esempio un quarantenne di 85 kg con il 20% di massa grassa) può risparmiare da 190 a 475 kcal al giorno. Una quantità superiore a quella risparmiata con i comuni costosi dimagranti. L’importante è come assumere questa quantità (o una inferiore, ma comunque significativa; una dose ragionevole può essere 400 mg al giorno).

Caffeina e sport

La caffeina può essere usata realmente per migliorare la prestazione, ma non con le finalità con cui è usata dalla maggior parte degli atleti. Molti infatti ritengono che la caffeina possa migliorare le prestazione perché sveglia o perché sostiene il cuore. In realtà, al di là dell’effetto psicologico di un buon caffè, non esistono prove che la caffeina sia valida per aumentare la potenza o la reattività dell’atleta.

Uso cosmetico

In campo farmaceutico la caffeina trova sempre meno spazio per far posto a farmaci più efficaci e selettivi. In cosmesi trova maggior utilizzo come coadiuvante per il trattamento della cellulite. Ciò è dovuto alle potenzialità lipolitiche e termogeniche. Per cellulite s’intende il processo sclerotico del tessuto adiposo. Si differenzia dallo stato di obesità localizzata, per la contemporanea presenza di noduli che alterano la struttura del tessuto adiposo. L’inestetismo cellulitico è frequente soprattutto nelle donne e si manifesta in distretti corporei ben definiti (cosce, glutei, fianchi ecc.).

Il processo cellulitico

Il processo cellulitico origina da alterazioni del microcircolo, con aumento della permeabilità dei capillari situati nel derma e nel lipoderma.  Questi lasciano fuoriuscire plasma in eccesso negli interstizi cellulari generando edema. L’aggravante di questa manifestazione è la concomitante perdita di efficacia del sistema drenante linfatico.
La pressione che questa massa in eccesso esercita sulle cellule ne altera le funzioni. La conseguenza è la disorganizzazione delle strutture tessutali fino alla rottura dell’adipocita.

La fuoriuscita del contenuto cellulare o la fusione con cellule vicine stimolano i processi difensivi. Di conseguenza si ha la sintesi di collagene fibroso che ingloba cellule adipose in una struttura organizzata ed isolata: il nodulo cellulitico. Il micronodulo, così formato, va incontro ad un processo involutivo causato dalla disidratazione e dal ridotto apporto di substrati. Di conseguenza si ha la formazione di zone capsulate di dimensioni maggiori, dette macronoduli.

Queste strutture compromettono in modo definitivo la diffusione di nutrienti ed ossigeno.  Ciò causano accumulo di prodotti catabolici e rifiuti cellulari.  Ciò porta a degenerazione o sclerosi e senescenza precoce del tessuto.

Le cause eziologiche della cellulite sono molteplici. Sicuramente intervengono fattori fisiologici quali il connettivo lasso. L’esistenza di mucopolisaccaridi con tendenza a polimerizzare ed una profonda tendenza alla riduzione degli scambi trofici, causa scatenante dell’intossicazione e dell’invecchiamento cellulare. Inoltre l’azione ormonale degli estrogeni, che inducono ritenzione idrica e liposintesi, e dei corticosteroidi, che sembrano intervenire nell’eziopatogenesi di questo processo predisponendo l’individuo alla cellulite. Sono coinvolti anche fattori genetici.

Meccanismo dell’azione cosmetica

La cellulite è legata a problemi circolatori, con essudazione di liquidi negli interstizi, isolamento degli adipociti con interruzione degli scambi metabolici. Pertanto è opportuno intervenire con un’azione drenante e disintossicante per districare le fibre collagene che soffocano gli adipociti.

E’ a questo proposito che risulta utile l’applicazione cosmetica della caffeina per la sua capacità di stimolare il drenaggio e la rimozione dei liquidi stagnanti (funzione antiedematosa). Anche se la principale azione della molecola è quella di stimolare la mobilizzazione degli acidi grassi nel tessuto adiposo. L’attività adipolitica e’ costante e ciclica nel tessuto normale con ritmo di circa quindici giorni.

Essa avviene grazie all’intervento di ormoni quale il glucagone e l’ATCH che stimolano l’adenilato ciclasi a trasformare l’ATP in AMPc. Questo con azione ormono-simile stimola, tramite fosforilazione, l’attivazione della lipasi adipolitica. Questa permette l’idrolisi dei trigliceridi in digliceridi, successivamente scissi in acidi grassi e quindi rimossi.

La caffeina stimola l’attività dell’AMPc inibendo la fosfodiesterasi, enzima che degrada l’AMPc ed impedisce la lipolisi. Per risolvere l’inestetismo è opportuno integrare l’intervento cosmetico con opportuni trattamenti estetici di tipo fisico. Per es. (massaggi, bendaggi, elettroestetica, pneumoestetica) allo scopo di aumentare l’efficacia dell’applicazione topica.

Utilizzo topico della caffeina

L’uso topico della caffeina non comporta ad oggi controindicazioni. Si è visto che l’assorbimento transdermico non mostra concentrazioni ematiche tali da indurre effetti sistemici.

L’utilizzo topico della caffeina in ambito cosmetico è indicato per il trattamento della cellulite e delle adiposità localizzate. Ciò è giustificato per gli effetti catabolici sugli adipociti come descritto in precedenza.
La cellulite non trova beneficio nell’intervento sistemico, perché i principi attivi e la basi xantiniche assunte non raggiungono le formazioni nodulari che sono isolate e collocate in distretti scarsamente irrorati.

La caffeina ha caratteristiche ideali per essere assorbita per applicazione topica. Diverse formulazioni sono state realizzate per migliorare ulteriormente la cinetica di assorbimento inserendo altri principi attivi, tra i quali il limonene. Oppure ricorrendo all’inserimento della caffeina nei liposomi. L’assorbimento è tale da raggiungere gli adipociti sui quali manifesta le proprie funzioni cataboliche, sottraendosi all’immissione nel letto vasale, non portando a picchi ematici tali da indurre effetti sistemici.

La caffeina risulta perciò sicura per il trattamento cosmetico della liposclerosi.

E’ opportuno ricordare che l’assorbimento percutaneo di principi attivi è influenzato dal grado di idratazione cutanea. La componente lipidica epidermica costituisce il principale veicolo per la dissoluzione delle sostanze applicate.
Una sua modificazione o riduzione, comune nel processo di invecchiamento cutaneo, può causare una diminuzione dell’assorbimento. Per questo motivo, per migliorare l’efficacia del trattamento estetico, è consigliabile assicurare la nutrizione e l’idratazione cutanea con prodotti contro l’invecchiamento specifici per le zone da trattare.

Un particolare recente utilizzo della caffeina ne prevede l’uso come filtro solare per le sole radiazioni UVC, grazie all’assorbimento in questa particolare zona dello spettro elettromagnetico.
Il potere schermante su queste radiazioni altamente energetiche, che a lungo andare possono sviluppare neoplasie a carico dell’epidermide, costituisce un fattore di attuale e rinnovato interesse per contrastare gli effetti dannosi causati dall’assotigliamento dello strato di ozono.

Sempre nell’ottica di prevenzione dagli effetti dannosi delle radiazioni ultraviolette, studi in vitro hanno evidenziato che la caffeina per via orale svolge azioni protettive nei confronti dei raggi UVB riducendone la potenzialità cancerogena.

Tossicità acuta e cronica

Per quanto concerne la tossicità acuta si possono rilevare effetti letali a breve termine, a seguito di assunzioni comprese tra 1 e 5 g di caffeina. Queste sono in grado di indurre concentrazioni plasmatiche superiori a 80 mg/ml. Segni di intossicazione si manifestano con assunzioni attorno ai 250 mg. Mentre dosaggi più alti (650 mg), causano la sindrome del “caffeinismo”.  Manifestazione di ansietà, irrequietezza e disordini nel sonno molto simile allo stato ansioso da stress. Questo tipo di manifestazioni ansiosa comincia a farsi notare già a concentrazioni plasmatiche di 30 mg/ml a seguito di assunzioni di 1 g di caffeina.

L’assunzione prolungata di quantità moderate di caffeina non ha evidenziato effetti tossici.

Inoltre, pazienti con ipertensione conclamata non hanno dichiarato modificazioni collegabili al consumo di caffè.  Né sono stati confermati maggiori rischi di infarto al miocardio. La caffeina non risulta influenzare il decorso di gravidanze o il peso del nascituro.  Né tantomeno induce malformazioni genetiche. Manifestazioni di tossicità cronica possono manifestarsi in caso di consumo protratto di caffè in associazione al fumo di sigaretta o all’alcool. Ciò è dovuto al fatto che questi ultimi modulano le caratteristiche farmacocinetiche della caffeina.

È pertanto difficile stabilire se gli effetti siano indotti esclusivamente dalla base xantinica o da altri fattori. Non è stata finora dimostrata alcuna relazione con l’insorgenza di tumori al pancreas e al colon. Anzi è stato ipotizzato un possibile effetto protettivo a livello intestinale. Gli effetti della caffeina sulle vie urinarie e sulla mammella sono controversi. I dati disponibili non dimostrano una chiara indicazione di casualità con il tumore alla vescica o la malattia fibrocistica della mammella.

Fonte: Dal database del Ministero dell’Agricoltura americano
pianetachimica.it